giovedì 1 gennaio 2015

Er poeta de Roma

Senza ombra di dubbio il massimo cantore del popolo romano è Giuseppe Gioachino Belli.
Se fosse stato per i suoi scritti accademici, probabilmente nessuno lo ricorderebbe più. Ma la sua opera in romanesco, e del tipo più popolare, costituita da oltre duemila sonetti, ispiratagli dal poeta milanese Carlo Porta, è quella che gli dà fama imperitura e che rappresenta un monumento al popolo romano.E il popolo lo ha ricordato intitolandogli una piazza in Trastevere in prossimità del fiume, abbellita da un monumento che lo rappresenta. Lo vediamo raffigurato in tuba con un bastone da passeggio in mano appoggiato alla spalletta di Ponte Fabricio, riconoscibile dal rilievo bifronte posto al suo ingresso. Chiunque entri in Trastevere da ponte Garibaldi ha stampata nella mente la figura scolpita in marmo bianco che lo rappresenta. Ma quanti di questi passanti saprebbero dirmi cosa nasconde sul retro questo monumento? Esso è abbellito da un bassorilievo, che, devo riconoscere, ho notato anch'io da poco tempo e che mi sembra, forse, la cosa migliore del monumento.


Esso rappresenta un gruppo di popolani accanto alla statua detta di Pasquino, caustico personaggio popolare che affiggeva sulla sua base sferzanti poesiole satiriche sui fatti politici del tempo, consuetudine questa che si è mantenuta sino ai nostri giorni. Questa raffigurazione, a parer mio, ci dice sull'opera del poeta molto più di tante parole.
Essendo oggi il primo dell'anno riporto due sonetti molto carini che sono attinenti a queste festività.

La viggija de Natale

Ustacchio, la viggija de Natale
tu mmettete de guardia sur portone
de quarche mmonziggnore o ccardinale,
e vvederai entrà sta priscissione.

Mo entra una cassetta de torrone,
mo entra un barilozzo de caviale,
mo er porco, mo er pollastro, mo er cappone,
e mmo er fiasco de vino padronale.
           
Poi entra er gallinaccio, poi l’abbacchio,
l’oliva dorce, er pesce de Fojjano,
l’ojjo, er tonno, e l’inguilla de Comacchio.
           
Inzomma, inzino a nnotte, a mmano a mmano,
tu llí tt’accorgerai, padron Ustacchio,
cuant’è ddivoto er popolo romano.

Roma, 30 novembre 1832 - Der medemo
Er bon capo d'anno

Bbon capo-d'ajjo a llei,sora Maria.
Nun c'è arisposta? ecche vvor dì? vve fanno?
Eh oggi s'ha da vive in alegria
e nnun pijjasse de ggnisun malanno.

 Anzi, io volevo, per nun dì bbuscìa,
che ffascessimo inzieme un contrabbanno;
ché èquer che se fa oggi, sposa mia,
poi se seguita a ffà ppe ttutto l'anno.

Tutti li gusti hanno da èsse accoppia
in sto ggiomo; e inzinenta in paradiso
se dà a li santi la pietanza doppia.

 E pperché er Papa ha mmesso er giubbileo?
Perché er bambin Gesù ss'è ccirconciso,
e' r fijjolo de Ddio s'è ffatto ebbreo.

Roma, 24 dicembre 1832 - Der medemo


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