domenica 22 febbraio 2015

Er secondo poeta de Roma.

Ho già detto del Belli definendolo il poeta di Roma. Se,però, si dovesse stilare una classifica dei migliori poeti romaneschi il secondo posto sarebbe di diritto occupato da Trilussa.

Sempre presso il Tevere e a poca distanza da piazza G.G. Belli s’incontra un’altra piazzetta a lui intitolata in un lato della quale è stato realizzato un piccolo monumento. Naturalmente è abbastanza recente, il poeta è morto nel 1950, e più modesto di quello dedicato a Belli ma io lo trovo più bello e meno pretenzioso.



 Come si può vedere, a un lato della statua è stata posta una targa con una poesiola del poeta
caratteristica della sua produzione. Il dialetto è piuttosto moderno e quindi di facile fruizione, anche per i non romani, come sono sempre i versi del poeta il quale, novello Esopo, esprime la sua morale e le critiche rivolte alla società dell’epoca facendo parlare gli animali.








Ecco degli esempi.

Adamo e la Pecora

Adamo, che fu er primo propotente,
disse a la Pecorella: - Me darai
la lana bianca e morbida che fai
perché la lana serve tutta a me.
Bisogna che me vesta...Dico bene?...-
La Pecorella je rispose: - Bee...-
 E l'Omo se vestì. Doppo tre mesi
la Pecorella partorì tre agnelli.
Adamo je se prese puro quelli
e je tajò la gola a tutt'e tre.
Questi qui me li magno...Faccio bene?...
La Pecorella je rispose: - Bee...-
 La bestia s'invecchiò. Doppo quattr'anni
rimase senza latte e senza lana.
Allora Adamo disse: - In settimana
bisognerà che scanni pur'a te;
oramai t'ho sfruttata...Faccio bene?...-
La Pecorella je rispose: - Bee...
 Brava! - je strillò l'Omo. - Tu sei nata
cór sentimento de la disciplina:
come tutta la massa pecorina
conoschi er tu' dovere e dichi: bee...
Ma se per caso nun t'annasse bene,
Seh, allora, fija, poveretta te!



Er teppista

Credi che io sia monarchico? Pe' gnente
che me ne frega? E manco socialista
Repubblicano? Affatto! Io so' teppista
e, pe' de più, teppista intransiggente

Ciancico, sfrutto, faccio er prepotente
còr proletario e còr capitalista
caccio er cortello, meno all'imprevista
magno e nun pago e provoco la gente
 se me capita, sfascio: e sputo en faccia
a le donne, a li preti, a li sordati...
Ma nun me crede poi tanto bojaccia

Che so più onesto, quando semo ar dunque
de tutti 'sti teppisti ariparati
de dietro a 'na politica qualunque






La morte der gatto

 E' morto er Gatto. Accanto
c'è la povera vedova : una Gatta
che se strugge dar pianto ;
e pensa : - Pe' stasera
me ce vorrà la collarina nera,
che me s'adatta tanto! -
Frattanto la soffitta
s'empie de bestie e ognuna fa in maniera
de consolà la vedovella affritta.
- Via, sóra spòsa! Fateve coraggio :
su, nun piagnete più, ché ve fa male...
Ma com'è stato? - Ieri, pe' le scale,
mentre magnava un pezzo de formaggio :
nemmanco se n'è accorto,
nun ha capito gnente...
- E già : naturalmente,
come viveva è morto.
- E quanno c'è er trasporto?
- chiede un Mastino - Io stesso
je vojo venì appresso.
 Era una bestia bona come er pane :
co' tutto che sapevo ch'era un gatto
cercavo de trattallo come un cane ;
che brutta fine ha fatto! -
E dice fra de sé :
- E' mejo a lui ch'a me.
- Ah, zitti! - strilla un Sorcio - Nun ve dico
tutto lo strazzio mio!
Povero Micio! M'era tanto amico! -
E intanto pensa : - Ringrazziamo Iddio! -

L'Oca er Piccione e er Gallo,
a nome de le bestie der cortile,
j'hanno portato un crisantemo giallo.
- Che pensiero gentile!
- je fa la Gatta - Grazzie a tutti quanti. -
E mentre l'accompagna!
barbotta : - Che migragna!
Un crisantemo in tanti! -
Poi resta sola e sente
la vocetta d'un Micio
che sgnavola e fa er cicio...
- Questo dev'esse lui! - dice la Gatta :
e se guarda in un secchio
che je serve da specchio...
In fonno, è soddisfatta.





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